martedì 6 luglio 2010

altri giorni

Sono qui ormai da dieci giorni. In questi giorni ho visitato i barrios dove lavora l'associazione, che sono il barrio seisquincentenario, dove sto io, il barrio san jorge e santa cecilia.
In questi barrios ci sono sia casette in muratura sia casette di legno, tipo baracche per capirci. Nei barrios gli allacciamenti ad acqua e corrente sono al 90% abusivi, e molte volte è così perchè anche volendo essere in regola non sarebbe possibile perchè il comune non fa gli allacciamenti nei barrios.
Ovviamente non c'è una rete fognaria eccellente, così succede che quando piove travasa tutto per strada o nelle case.
L'acqua che si beve nei barrios è potabile ma contaminata. O meglio, è potabile ma non per tutti, per lo meno non per me. Ed è contaminata perchè la falda è poco profonda e si infiltra inquinamento e scarti di un mattatoio che è in zona, in più quando ci si lava sembra di essere sempre insaponati e resta anche sui piatti un perenne straterello di grasso. E' bellissimo!
Prima dicevo che l'acqua è potabile per tutti ma non per me, e nemmeno per gli altri europei, perchè non siamo abituati a bere questo tipo di acqua. Beh insomma, l'altra notte ho passato dei bruttissimi quarti d'ora in bagno, perchè a quanto pare non posso berne nemmeno una gocciolina, figuriamoci un tererè con ghiaccio. Mi è venuta pure la febbre e ho pensato seriamente di essermi presa qualcosa di brutto. Spero di no insomma.
Ho conosciuto anche tantissime persone che lavorano per l'associazione.
Ecco, ora si aprirà una piccola parentesi spinosa. Nella mia vita non ho avuto moltissimo a che fare con gli operatori del settore. Non molto ma non vuol dire mai, voglio dire che per questo questo e quest'altro motivo sono dovuta entrare in contatto con i servizi sociali etc, e ogni volta che ho avuto occasione di incontrare qualcuno tipo.....ehmehm...un assistente sociale (a volte anche figure tipo psicologi e altri tipi di professionali) me ne sono sempre andata con non poche perplessità. Quello che non mi convince di queste persone è che credo che non abbiano mai ben capito con chi abbiano a che fare. Ossia, credo che conoscano perfettamente le metodologie di approccio ad ogni tipo di situazione più o meno complicata a cui devono far fronte durante il loro lavoro, son sicura che abbiano ben chiara la situazione con cui si scontreranno, ma non il fatto che dentro a questa situazione ci sono delle persone. Tante persone, ognuna maledettamente diversa dall'altra e con diversissime necessità e che impongono, assolutamente impongono ognuno un distinto metodo di approccio.
Ho sempre visto i “professionisti” che entravano e uscivano dal Selleri, le logopediste e le psicologhe con cui ha a che fare mia mamma, e tanti, troppi assistenti sociali, troppo calati in un ruolo. Non so bene come definire questo ruolo, direi che ho come il timore che queste persone si considerino come una specie di deus ex machina, esseri iperdotati che con il semplice apparire sono in grado di sistemare qualsiasi casino di qualsiasi entità.
Io sinceramente ho sempre visto accumulare danni su danni. Ho visto lavoratori instancabili troppo coinvolti nel loro lavoro e li ho visti esplodere, frantumarsi in mille pezzettini per terra e ho visto quelli che subentravano dopo di loro planare a terra su di una scopa volante e come per magia spazzare via tutte le bricioline di chi veniva prima di loro.
Ho visto gente per nulla coinvolta, fresca di laurea, gente che arriva con un fogliettino con dei punti scritti, elenchi di cose da fare, ordini del giorno, un ordine ferreo da seguire durante ogni incontro e li ho visti incavolarsi e considerare l'incontro un insuccesso, perchè durante il dibattito si era usciti dal seminato.
Ho visto gente frustrata, tanta, riversare i propri problemi sopra a quelli degli altri, li ho visti smadonnare cercando il bandolo della matassa dei disagi altrui facendo solo danni, attorcigliando i fili e creando altri nodi per poi, annoiati, gettare via lana fili e tutto.
Ho sentito gente dire “parlatemi del vostro disagio” e imporre una propria inutilissima definizione di disagio.
Io ho serissimi dubbi sull' efficiacia dell'intervento di questo tipo di persone. Non voglio lanciare giudizi ne' dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e come dovrebbe essere perchè in realtà non ne ho la minima idea. La mia è solo una riflessione molto generica sulle mie personali esperienze.
E' che a volte mi chiedo cosa stiano facendo queste persone. Se si rendono conto di cosa stanno dicendo, di dove vanno, di come si atteggiano, se si rendono conto che davanti a loro non si sta costruendo una strada spianata ma un sentierino contorto e in salita.

Qui è estate, anche se dovrebbe essere inverno. Fa caldo, ci saranno 25 gradi e la mia giacca a vento giace inutilissima come il fango dentro all'armadio della mia stanzetta.
Quando non ho il cagotto, vado e vengo dal centro educativo nel barrio san Jorge. Lì incontro le chicas dell'ufficio microcredito. Mi hanno dato un bel po' di info sul progetto di microcredito di jardin e ora sto riordinando e finalmente scrivendo. L'unico aspetto che mi ha un po' deluso è che i prestiti vengono concessi solo a persone che hanno un'attività da più di un anno, ossia che il prestito non viene elargito a chiunque voglia rifarsi una vita, ma solo a chi ne ha una già avviata. Le chicas mi hanno spiegato che è così per avere qualche garanzia in più che il credito rientri, probabilmente non ci sono abbastanza fondi per affrontare una situazione più rischiosa.
Vabè.
I miei compagni per ora sono una ragazza e un ragazzo francesi, Manu e Vincent, detto el hombre. Manu ha 20 anni y el hombre 20. Se fossimo in erasmus farebbero parte del gruppo dei rubios probabilmente, ma siccome non siamo in erasmus ma al nord del sud, tutti e tre qui formiamo parte del grupo dei polacos.

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