Il mio ricordo su Posadas però lo voglio lasciare.
Allora: mi ricordo questo, il pullman per andare da buenos aires a posadas. Non so in base a quale ragionamento idiota ho scelto di prendere quello più economico, quello che prendevano tutti gli immigrati del paraguay per varcare il confine e tornare in patria. Così mi sono ritrovata ad essere l'unica bianca su tutto il bus a due piani. Mi ricordo quando è sorto il sole e mi ricordo anche cosa stavo ascoltando. Mi ricordo che guardavo fuori dal finestrino e finalmente riuscivo a vedere qualcosa che davvero non avevo visto prima. Non aveva niente a che vedere con buenos aires. E non erano le baracche, ma erano case e gente estremamente diversa da me e dai porteni. Mano a mano che mi avvicinavo a posadas cambiavano la prospettiva e i soggetti. Cambiava la vegetazione e la terra, che diventava via via sempre più rossa, tipo color ruggine e al contempo la pelle della gente. I visi erano più larghi e i capelli più scuri, gli occhi più a mandorla e il sorriso più largo, e finalmente potevo vedere lunghe file di persone che aspettava il bus bevendo mate. Tutti, TUTTI bevevano mate camminando per strada. Era la loro colazione, erano le sei del mattino. Con poca fantasia ho immaginato che stessero andando a lavorare. C'erano anche dei bambini che andavano a prendere il bus per andare a scuola.Ricordo che non volevo più scendere dal bus. Avrei desiderato che quel viaggio durasse giorni.Alla stazione di posadas mi aspettava don emilio, che ha provato a sollevare la mia valigia per aiutarmi, inutilmente.Enrico mi ha portato all'hogar san francisco. Dopo un breve giro di presentazioni mi ha consigliato di farmi una doccia e di riposarmi un po'. Ho denigrato l'invito. Dopo mezz'ora dormivo di brutto.
E un paio d'ore prima di crollare ascoltavo questo: