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domenica 10 ottobre 2010

elucubrazioni sui tempi che cambiano

[05/10/2010 22:51:07] E**** F****: è che la tesi/tirocinio può essere bello ed una sorta di bel progetto per la vita
[05/10/2010 22:51:11] E**** F****: l'erasmus invece
[05/10/2010 22:51:30] E**** F****: non è vita.è semplicemente come la vita dovrebbe essere.
[05/10/2010 22:51:59] alessandra segantin: seh un bordello, una babilonia del sesso
[05/10/2010 22:52:06] alessandra segantin: certo che dovrebbe essere così
[05/10/2010 22:52:11] alessandra segantin: ma sarebbe il caos
[05/10/2010 22:52:59]E**** F****: appunto,sesso,alchol e gente da tutto il mondo,sempre,ogni giorno














prima o poi ne verremo fuori

lunedì 14 giugno 2010

resoconto

Si un día mirara hacia atrás y en mi camino no encontrara mis huellas, qué feo sería.
Qué pesadilla sería si me diese cuenta de que no me acuerdo por dónde he pasado en estos años.
Qué amargura, si no me acordara de los ojos con los que me he cruzado, aunque fuera por unos segundos.
Qué tristeza, si no me acordara de las miradas por la calle y de los “hola” de los ancianos y de los “buenos días” de los conductores de autobús.
Qué feo sería si no me acordara de la única vez en que sentimos el olor de una panadería en el corazón de la noche, aunque no me guste el pan.
Ando sola otra vez, pero ya no llueve y el barro se ha secado. Y si miro bien hacia atrás, estoy segura de que podré ver bien marcadas en el camino, las profundas huellas de mis diez deditos.


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mercoledì 8 aprile 2009

Convivenza

Anche questa mattina, come tutte le mattine da un anno a questa parte, ho aperto gli occhi e ho incrociato i suoi. Anche questa mattina, come ogni mattina, lei era lì con me, stesa sul mio letto sotto le mie lenzuola, la guancia sinistra sul mio cuscino. Mi ha guardata e come se niente fosse mi ha detto “buongiorno!”. Mi ha fatto subito venire il malditesta. Abbiamo fatto colazione assieme, con il succo d’arancia i biscotti il drenante e i fermenti, ma lei si è lamentata del fatto che il succo d’arancia non sapesse abbastanza di arancia. Se sapesse quanto bene fa la vitamina c.
Dopo colazione siamo rimaste sedute un po’ a tavola, senza dirci nulla. Chissà se c’era qualcun altro a casa. Se c’era qualcuno probabilmente dormiva. Non ci guardavamo nemmeno, ho acceso la tv, probabilmente mi son sintonizzata su qualche programma del cazzo del lunedì mattina, sinceramente non mi ricordo. Volevo alzarmi, andare a lavarmi la faccia e vestirmi, ma lei, con la sua solita irritante, tediosa, snervante pigrizia, ha preferito rimanere seduta a tavola almeno un’altra mezz’ora. Cosa dovevo fare, sono rimasta con lei, in silenzio. Poi finalmente ha deciso, lei, che era ora di attivarsi e mi ha accompagnata in bagno. Può sembrare incredibile ma pure lei fa la cacca.
Bagno vestiti check veloce su internet e di corsa a lezione. Ero in ritardo perché ho dovuto aspettare che lei scegliesse cosa mettersi e con che trucco mimetizzarsi le espressioni. Sono arrivata a lezione con 15 minuti di ritardo, ma la prof non mi ha nemmeno notata entrare in aula. Lei si è seduta accanto a me e mentre io cercavo di prendere appunti lei mi parlava all’orecchio delle sue stronzate, delle sue paranoie e delle sue fisime da adolescente, due palle. Durante la pausa sono andata a mangiare con i miei compagni di corso, è venuta anche lei. Ovviamente non ha rivolto la parola a nessuno. Ma del resto, nessuno l’ha rivolta a lei. Dopo un’altra ora e mezza di lezione siamo tornate a casa. Ci siamo sedute sul divano e assieme abbiamo fissato il vuoto. Anzi, il bianco del muro e assieme, ci siamo chieste come avremmo potuto fare per salvare il mondo. Siccome non siamo riuscite a trovare una risposta nel giro di 5minuti, ci siamo fumate una sigaretta e abbiamo bevuto un’altra spremuta d’arancia. Per fortuna quella sera avevamo allenamento, altrimenti ci saremmo dovute votare a qualche santo che facesse finire la giornata nel più breve tempo possibile e nel più indolore dei modi. Con una piada sullo stomaco siamo salite (di corsa) sul 27 diretto verso l’autostazione.
Ero in anticipo, come sempre, e luomodelkungfuchefagliaddominali ci ha salutate. Ma credo di piacergli di più io. Siccome lei è la regina del girone degli accidiosi, non fa allenamento con me. Mi accompagna in palestra ma mi aspetta fuori e mi guarda dalla porta. Almeno durante quell’ora riesco a togliermela dalle palle.
Solitamente mi accompagna pure dove lavoro, viene con me ma non timbra il cartellino. Mi fa compagnia tra un culo e l’altro ma quando la gente sorride lei fa uno sguardo indispettito e fa finta di non vedere. Davvero, giuro che non la sopporto quando fa così. Anche perché non capisco per quale motivo lei voglia venire con me quando devo andare a lavorare se poi si deve annoiare e lamentarsi. Resta lì a fissarmi mentre lavoro, qualsiasi turno faccia lei insiste per accompagnarmi e io stronza non riesco a dirle di no. Poi mi fa ritardare perché ha sempre qualche cazzata da raccontarmi e io per non farla stare male l’ascolto.
Dicevo.
Dopo allenamento siamo tornate a casa e abbiamo cenato mangiando qualche porcheria che ci è rimasta sullo stomaco e si è agitata come un maiale che si rende conto del suo destino prima di essere macellato.
Doccia. Le ho lavato la schiena e i capelli, dopodiché le ho cosparso il corpo di crema idratante. Non le piace il suo corpo, il seno piccolo e il culo morbido e tondo. Ho provato un sacco di volte a convincerla di non essere poi così cesso, ma non mi crede mai, si mette davanti allo specchio e fa mille facce, controlla pancia e fianchi e si deprime.
Siamo andate di corsa a letto perché eravamo sfinite. Si, nonostante tutto, pure lei sfinita. Vabè.
Volevo leggere qualche pagina prima di addormentarmi ma lei mi voleva parlare. Quando comincia un discorso io…sono come mossa da istinti omicidi dei più truci, vorrei prenderla per il collo e premere quelle vene così forte da farle sputare gli occhi dalle orbite. Non capisce che io non voglio starla a sentire, non mi interessa quello che ha da dirmi perché quello che lei mi vuole a tutti i costi raccontare sono le cose che abbiamo fatto assieme durante la giornata quindi LE SO GIA’, non ho bisogno di farmele ripetere prima di addormentarmi perché sì, è noiosa, ma non mi fa addormentare,lei mi INNERVOSISCE.
Credo che prenderò provvedimenti.
Quando sono venuta a Bologna volevo una camera singola ma dentro ci ho trovato lei. Le devo parlare, le devo spiegare che questa convivenza deve finire entro breve, si deve trovare un’altra sistemazione al più presto. Sono pure disposta ad aiutarla purchè si levi dai coglioni immediatamente.
Comunque credo che capirà, nonostante si sia molto attaccata a me (morbosamente attaccata a me). Sa bene di non stare simpatica ai più. Non è simpatica a me, agli altri inquilini e ai miei amici, lei non va d’accordo con nessuno. Non ha mai nulla di interessante da dire e quando siamo a cena con amici lei non dice una parola, fa parlare sempre me ma a volte mi esaurisco anche io e taccio.
E’ che si è posta male fin dal principio.
Un po’ la compatisco, lo ammetto.
Però in ogni caso è giunta l’ora che se ne vada.




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giovedì 5 febbraio 2009

YO PARA SER FELIZ QUIERO UN CAMION (io per essere felice voglio un camion)

questa cosa l'ho scritta a febbraio del 2007, ed è piaciuta a diverse persone, credo si meriti di essere pubblicata anche qui.
ora faccio un lavoro molto diverso,che mi piace, ma alle volte sento un po' di malinconia, perchè mi mancano un sacco cb italo e cb manolo.




YO PARA SER FELIZ QUIERO UN CAMION

OVVERO: le mie avventure con i camionisti.

No, non faccio la baldracca in via Fratelli Bandiera.
Da martedi, fino a questo venerdì, passerò 6 ore della mia giornata in mezzo a camion camionisti e finanzieri, alla dogana di porto Marghera.
No, ribadisco, non faccio la baldracca.
Praticamente devo placcare i camionisti fermi in coda in dogana e far loro delle domande a scopo statistico.
Probabilmente qualcuno avrà intuito di cosa si tratta....ebbene si, è un co.co.pro, uno di quei lavoretti per cui lavori come un dannato, in condizioni al limite dell'immaginabile e ti pagano dopo millemila anni. Devo fare lo slalom tra motrici e rimorchi e intervistare i vari c.b. Moreno e c.b. Italo. Potrebbe sembrare una troiata. Effettivamente non è che ci sia da ammazzarsi dalla fatica, il fatto è che i camion in coda sono TANTI e tutti accesi. E siccome non sono alta 7km i tubi di scarico mi arrivano più o meno all'altezza delle ginocchia. Quindi, per qualche giorno mi farò dei sani aerosol al co2.
Ieri ero alle entrate, oggi alle uscite, domani chissà.
Le domande sono una decina, e il primo giorno volevo assolutamente porle in maniera impeccabile ed educata, così mi sono imparata a memoria la formuletta che Alvise, il mio esperto collega, mi aveva consigliato di dire: "buongiorno, sono dei Sistemi Operativi di Mestre, stiamo facendo delle interviste a scopo statistico per conto delle autorità portuali di Venezia, volevo sapere, per cortesia, lei viaggia a pieno carico?mezzo pieno?vuoto?che cosa trasporta?quante tonnellate di questa cosa trasporta? dove ha caricato il camion?dove scaricherà?grazie e arrivederci."
Poi mi sono resa conto che la formula è sì educata ma poco efficace. I camionisti hanno di meglio da fare che stare a sentire sta sbarbata mascherata e le sue buone maniere, così oggi sono passata alla seguente: "scusi due domande,che carico ha e dove va?", anche perchè oggi ero alle uscite e i camion sfrecciano come delle saette, i camionisti scendono inforcando gli zoccoli al volo (guidano scalzi), fiondano la bolla dentro alla finestrella dei doganieri e balzano dentro la cabina nel giro di 3 nanosecondi. Se hanno un carico interessante chiedo le tonnellate, altrimenti faccio a meno, o invento.
I camionisti sono dei grandi. Intanto, sono educatissimi, ti stanno sempre a sentire, solo qualche raro energumeno si è rifiutato di rispondere (tra i quali, tra l'altro, l'unica camionista donna che ho incontrato in 2 giorni). E poi si vede che han bisogno di comunicare in una maniera che non sia tramite un cb, ma più umana. Quando si forma la coda ne approfitto per intervistare più camionisti possibili senza dover far loro fermare il veicolo. Cosi zigzago saltellando in mezzo ai bestioni, per farmi vedere da loro dall'alto della cabina. E così capita di scambiare due parole con questi personaggi. Uno ieri mi ha chiesto se oltre alle risposte poteva lasciare anche dei commenti: "il porto di Venezia fa schifo, io ne ho girati tanti ma questo è il peggiore, tuto incasinà". Mi dice che si passano giornate intere guidando e poi gli tocca pure far 2 ore di coda a un metro dalla loro meta. Così il tipo in questione si sfoga un po' e mi fa "io...ho sbagliato tutto, dovevo andare a scuola altro che camion!" Io ci rifletto un po' su, poi rialzo lo sguardo e ribatto: "beh, io sto finendo l' università e son qua a far domande idiote". "giusto" risponde.
Vabè.
Comunque in questi giorni ho imparato un sacco di cose. Intanto, la differenza tra camion (o autocarro, cioè motrice e rimorchio non separabili), autotreno (cioè camion + rimorchio) e autoarticolato (o bilico, cioè trattore stradale + semirimorchio); poi, che ci sono container da 20 e da 40 piedi; che i cartelli arancioni dietro ai cassoni stanno a significare che trasportano sostanze pericolose (ma questo lo ricordavo da scuola guida), e che i codici di pericolosità son due, quello sopra è il Kemler e quello sotto l'Onu, che identifica la merce; che la ghisa (probabilmente) la lavorano a Brescia e Bergamo (o a Dalmine, dove fanno i tubi Innocenti), che il marmo lo portano a Verona, che a Trebaseleghe sono degli imbriagoni perchè le autobotti col mosto vanno tutte la, che probabilmente a Ponte della Priula stanno costruendo parecchio perchè ci son diretti decine di camion carichi di clinker (non vi dico cos'è, ve lo andare a vedere:-)); che i rotoli di materiale metallico si chiamano cois.
Insomma, mi diverto da matti. Anche perchè son sempre un po' stata affascinata dai motori grossi e dalle ruote grandi. Poi mi incuriosisce sapere il tipo di carico che hanno, da dove vengono e dove andranno, mi immagino quanta strada si son fatti sti cristi. Per ora putroppo non ho rilevato carichi particolari, a parte un trasporto eccezionale (i miei preferiti) proveniente dal Marocco, che consisteva in un'enorme cassa di legno piena di ventilatori.
E poi, c'è da far notare che non è detto che per forza uno che è camionista sia pure volgare. In due giorni avrò visto una cosa come mille camion al giorno con relativo camionista, e ho sentito porconare in due sole occasioni: un poveretto al quale era scoppiata una gomma a 5 metri dalla sbarra della dogana, e un anzianotto a cui avevano caricato un container sbagliato. Che ha dovuto quindi girarsi (!!!), rietrare in dogana, rintracciare il suo container (sempre che non fosse stato caricato sul di un altro camion) e ripartire. Io e gli altri rilevatori abbiamo constatato a noi è scappato di ben peggio in situazioni decisamente meno gravi.
I camionisti sono persone davvero adorabili, per lo meno quelli che passano per di li, poi ci sarà di sicuro qualche figlio di puttana. C'è un codice di comportamento e, io credo, anche d'onore. E di collaborazione. Si fa di tutto per rendersi il lavoro facile, anche con noi. Quindi noi stringiamo il tempo delle interviste, e loro si passano parola tramite radio, in modo che quando arrivano al blocco della dogana, sanno già che gli faremo delle domande e quali sono le risposte da dare. Così capita che i dialoghi siano i seguenti:
-scusi due domande
-ferro 25 tonnellate bergamo.
-grazie
-gnente
Stradivertente.
Nonostante me la stia spassando e sia ben retribuita, so che questo non potrebbe mai essere il lavoro della mia vita. Più che altro perchè è difficile diventare degli adulti sani passandosi 6 ore al giorno tutti i giorni a porto MARGHERA (...) in mezzo a polveri che più che sottili mi sembrano piuttosto intense.
Quindi, se sopravviverò alle inalazioni di pm1o e se troverò dei carichi interessanti, non tarderò ad aggiornare il presente resoconto.





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