Visualizzazione post con etichetta cose che capitano. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cose che capitano. Mostra tutti i post

giovedì 22 settembre 2011

la mia nuova vita

Da qualche mese a questa parte è iniziata la mia nuova vita. Con nuova vita intendo nuovo posto dove vivere, un lavoro, amici nuovi, sensazioni mai contemplate prima.
Questo posto dove vivo, lavoro e ho amici nuovi si chiama dulcamara e si trova a ozzano dell’emilia. È una cooperativa agricola e un bioagriturismo. In questo posto ci vivono un sacco di animali tra cui cavalli, asini, capre, me, matteo, carlo e un sacco di altre bestie.
Questo posto e questi animali, finchè non mi si ripresenta il pepe al culo e mi scappa di partire, sono proprio quello che ci voleva per me.
Al momento vivo un una stanzetta abbarbicata in una parte della fu casa colonica che ora è laboratorio di trasformazione, agriturismo, bar, ristorante e appartamento degli irriducibili che ci abitano. E’ una minuscola stanzina che tanto mi ricorda quella merda di stanza in cui ho dormito il primo anno in cui son stata a bologna. Oggi però sono finalmente riuscita a darci una pulita e a sistemare un paio di mobili in modo da darci una forma che sia sua e non somigli a tutte le altre stanze che ho avuto, perché mi sono resa conto che nelle tre case in cui ho abitato c’era sempre un modulo che si ripeteva in maniera inquietante, tipo libreria stereo scrivania finestra in quest’ordine. Ora la scrivania è tra la libreria e il letto, che ho sistemato giusto sotto la finestra. Adoro la mia finestra, perché dà sul viale che porta dal parcheggio al piazzale col glicine, e ho tutto sotto controllo. Sono in alto ma sono giusto un paio di metri sopra al brulicare incessante di attività e vite. Ho la visuale sul vialetto ma anche sul fienile, sulla scuderia, sui cavalli, sulla compostiera, un paio di alberi e un sacco di aria fresca. Quindi ora appena mi sveglio basta che mi metta in ginocchio sul letto, apra gli scuri e mi posso mettere a braccia conserte a spiociare quello che succede. E’ una figata.
Abito con matteo, il megapresidente, Alfredo e il nanni, rispettivamente cuoco e lavapiatti/tuttofare/personaggio. Anche se potenzialmente Alfredo e il nanni potrebbero essere mio papà, mi sembra di abitare con tre fuorisede, nel senso che ok hanno qualche anno più di me ma le dinamiche sono le stesse che si possono trovare in un appartamento di via bellearti. Quindi ok. In una stanza dell’agriturismo abita carlo, che è un quasi veterinario e ottima persona, e a rotazione vanno e vengono woofer da tutto il mondo che dormono tra le tende e le stanze quando sono libere.
In questo posto faccio un po’ di tutto, la cameriera, l’interprete, la centralinista, l’operatrice agrituristica, l’operatrice ecologica e l’operatrice socio sanitaria. In questo modo posso mettere in pratica varie abilità che ho acquisito durante i lunghi anni di studio e nella mia carriera lavorativa. Alla fine sono soddisfatta, a parte il lunedì in cui devo pulire praticamente tutti i cessi che ci sono in cooperativa. In ogni caso riesco a scovare dello zen in quasi tutte le attività che conduco, a parte quando sto in ufficio a rispondere a mail e telefonate, perché lì mi innervosisco, e anche se sotto sotto mi piace, penso che non faccia totalmente per me fare lavoro da e in ufficio. Finora le attività più zen che ho condotto e che mi son piaciute di più son state passare il decespugliatore con duccio e svasare le dame da 54 litri di rosso. Perché. Prima di tutto intanto ho imparato (anche se non ne sono sicurissima) a montare i fili del dece e a farlo partire, che oh non si sa mai. Poi perché comunque il mio tutor (ormai non più tutor perché mi ha abbandonata al mio destino) è anche lui un po’ zen e il modo in cui mi ha spiegato a montare e a smontare la testa del dece era molto pirsig. Tipo: lo zen e l’arte della manutenzione del decespugliatore. Ah stessa storia vale con le prime lezioni di guida col trattore. Poi c’è da dire che quando inizi a passare il dece sei tu e il dece completamente isolato dal mondo. Hai le cuffie, i guanti, gli occhiali la maschera e il cappello, se riesci a farlo stare e hai del tempo in cui fai una cosa ma puoi tranquillamente pensarne altre tremila. Sei tipo un guerriero mascherato e la prima cosa che devi imparare a fare e trovare un equilibrio tra te e la tua arma, cioè il dece, in modo che lo fai basculare sulla tua spalla con la cinghia per non sfasciarti la schiena e lavorare agevolmente. Non è un cazzo facile, soprattutto se il tuo tutor non ti dice che il dece deve toccare terra e non solo sfiorarla. Intanto tu hai decespugliato per tre ore facendo una fatica boia per mantenerlo sollevato a 3/4 centimetri da terra e l’unico risultato che hai ottenuto è stato finire i fili otto volte e fare dei gran buchi in terra invece di tagliare gli erboni.
L’altra attività zen è svasare il vino. Anche questa cosa me l’ha insegnata duccio, anche se in verità avevo già imparato a farlo quando lavoravo in pizzoc. Quando svasi le dame da 54 litri succede come col decespugliatore: se tu da solo in cantina con un sacco di litri di vino da tirar fuori e tempo per pensare ad altro. Prima roba da fare è lavare le damine da 5 litri e i bottiglioni da due, che io di solito lavo subito appena le riporto giù in cantina quando sono vuote, ma non sempre succede così e quando c’è fondella soprattutto di rosso capita che ci si infilano le bestie e poi non le cavi più perché muoiono invischiate nella vinaccia che rimane sul fondo. Quando faccio questa cosa mi piace essere metodica e organizzata: lavo le damine, le sistemo tutte in fila vicino alla dama, prima quelle col tappo che si incastra e poi quelle col tappo di sughero che mi piacciono meno. poi apro la dama, tolgo la pastiglia di antiossidante e la lancio nell’erba come mi ha insegnato il mio tutor (anche se mi sono veramente chiesta cos’altro potrei farne di quel pastiglione, se non è magari una cazzata buttare sempre i pastiglioni nell’erba e se magari si potrebbe istituire un cestino dove buttare i pastiglioni una volta prelevati dal collo della dama. Poi però dico ghesbò, e la butto nell’erba. Giuro per dio che prima o poi però istituirò un cestino da mettere in cantina, a meno che non ci sia già e io non mi sono accorta che c’è.). fatto questo con un attrezzo apposta di cui non conosco il nome, bevo via (ma non lo bevo per davvero) i primi due tre bicchieri di vino e poi finalmente metto la ladra per svasare. Fatto questo mi siedo sul seggiolino e guardo i litri di vino che passano dalla dama grande a quelle piccole lentamente. Appoggio la testa sulla mano e il gomito sulla gamba e penso a un sacco di cose. Però non le scrivo.
Mi piace un sacco svasare il vino.
Come è naturale che sia e come mi succede con qualsiasi aspetto della mia vita, questa vita nuova la percepisco e vivo in maniera diversa a seconda della mia fase ormonale.
ci sono dei giorni in cui sono ultrascazzata, mi da fastidio tutto e tutti. In queste volte mi sento un po’ sola perché magari mi sembra di non essere totalmente in sintonia con gli altri lavoratori, mi sembra che non ci capiamo e mi sembra che si parli più che altro senza concludere molto. Questa cosa mi dispiace. Cioè mi dispiace quando sono ultrascazzata e mi dispiace percepire che non tutti abbiano la mia stessa sensazione di essere dentro a un “sistema”che potrebbe essere potenzialmente perfetto e funzionale. Poi però magari mi finiscono e la visione cambia. Non me ne sbatte un’ ostia di pensare di essere da sola, perché anche se può sembrare ambizioso e idiota mi sento già un po’ parte di questo sistema e mi piace l’idea di dover fare il minimo perché continui a funzionare. Voglio dire che so che devo lavorare molto e su  molti fronti, ma se questo posto è stato ideato come ho capito io che sia stato ideato praticamente trent’anni fa, allora può funzionare sia con me che senza di me è questo è figo,questo è permacultura.
Che poi non è vero che sono da sola. Ci sono persone che ci sono fisicamente e non fisicamente che anche se non sono parte di questo sistema (neanche spiritualmente) che mi danno tanto e mi spronano e mi motivano. Come succede tipo con carlo che io penso ad una cosa da fare e lui la sta facendo o io penso ad un’altra follia e lui se ne esce con “ho pensato una cosa” ed è la stessa identica idiozia. Cazzo vedo che volendo posso avere tempo e spazio per fare un sacco di cose a cui ho sempre solo pensato, anche mentre svaso il vino, e la cosa figa è che capita pure che ste cose si concretizzino! Tipo, io e carlo vogliamo fare un orto? Ne parliamo due settimane ma dopo carlo va a diserbare, e ci va per davvero, durante il giorno libero. Oppure tipo fa caldo e vogliamo andare in piscina ma non possiamo perché stiamo lavorando? Io e carlo si va a comprare una piscina ma poi ci prendiamo un cazziatone mondiale, smontiamo la piscina e andiamo a dormire sudati e col magone.
Tutto questo per me è quasi surreale.
Succede poi che ci si metta seduti a tavola e si parta da una cazzata e si finisce a parlare di sistemi massimi e assurdi.
Succede che c’è gente che viene e se ne va e lascia l’impronta, ma così grande e fonda che succede che ci si può cascar dentro.
Ma questa è un’altra storia. 

martedì 19 aprile 2011

triste verità

Sei inaffidabile e l'ho capito
Mi arrangio mai paura me lo presti un picchetto?
Che ci devi fare?
Smantellare un po' alla volta dei piccoli scalini di marmo.
Che scalini?
Quelli che portano per aria.
Per aria dove?
Nei miei castelli.
Ci posso venire?
Ci sei già.

mercoledì 23 marzo 2011

così per simpatia, pubblico i commenti che ho ricevuto su facebook


  • Alessandra Segantin si ma hai letto tutto?


  • Claudio Candeloro Quinzi è di parte, ma è giusto che sia così :)


  • Alessandra Segantin
    ‎[Tu]vuoi uno spunto per scrivere (un post)?rispondi al mio post

    [Lorenzo Segantin]ahah, mi piacque

    [Tu]sì?
    ...
    [Lorenzo Segantin]mh.. sì. per quanto con le variazioni del caso, è un po' il mio stesso dilemma

    [Tu]in che zenzo? scrivi (un post) perdiana!

    [Lorenzo Segantin]cioè, a volte sono pure io convinto che siamo venuti al mondo solo per riprodurci
    però non è che le azioni seguono il pensiero

    [Tu]nel nostro caso no

    [Lorenzo Segantin] non è nemmeno semplice trovare femane che non siano vittime di pregiudizi credenze ecc ecc
    per quanto lo sia pure io eh
    per lo meno me ne rendo conto

    [Tu]scrivi (un post) dio *****o

    [Lorenzo Segantin]ahah
    no
    lavo il bagno

    [Tu]eheh
    risposta esatta



  • Silvia Pelli geniale


  • Silvia Pelli e giustappunto che sto leggendo questo libro qui tra l'altro, argomento correlato http://www.youtube.com/watch?v=U72deQp5ZNc


  • Ulisse Fiolo Non son discorsi per cui basti FB! Perciò sarei ben felice di parlarne: anche se non corrispondo al tipo d'uomo che descrivi, né certo all'ideale opposto. Sarà per questo che anch'io ho problemi ad accoppiarmi, e non solo quelli? Comunque, per quel che può valere: malgrado tutto, credo di saper molto bene cosa significa amare (non l'innamoramento solo, no quello è semplice) e quello di cui mi manca l'esperienza, beh siamo al mondo proprio per farla.


  • Alessandra Segantin Silvia Pelli: e com'è sto libro??
    Ulisse Fiolo: parliamone! come dice mio fratello, problemi analoghi li potreste avere anche voi. tentare di risolverli è anche esperienza



  • Claudio Candeloro Quinzi ma che volete soluzionà? va così. è na condanna. punto.

martedì 22 marzo 2011

del perchè non riesco ad accoppiarmi

Se ne parlava l'altra sera con un amico: ho scarsa stima di voi, uomini. Mi siete simpatici, in fin dei conti siete carini, alle volte è possibile passare delle graziose ore in intimità con voi a giocare a biliardino o a spulciarsi la schiena. Tutto sommato non mi rubate troppa aria, ma per ora non mi siete indispensabili. Questa cosa mi amareggia molto. Non mi amareggia il fatto che riconosco di non aver bisogno di voi, ma mi intristisce molto il motivo. Il motivo è che siete tutti uguali. Alt, non è uno sfogo protofemminista. E' una riflessione, vera, sincera, profonda, senza rancore. Non sto scrivendo ciò per condannare implicitamente qualcuno in particolare, non ho nessuno da sputtanare silenziosamente, davvero!
Il fatto è che da molti anni vi frequento perchè siete miei amici, più che miei amanti (alle volte entrambi allo stesso tempo, ha!che divertente), e siccome molti di voi mi considerano un loro amico, molto spesso vi aprite con me e io con voi, ed è uno scambio davvero simpatico di punti di vista. E più o meno tutti date sempre la stessa versione dei fatti: la natura dell'omo giustifica ogni cazzata che facciate, che si tratti di vestirsi coi pantaloni a righe e le magliette a quadrettini o si tratti di andare a puttane senza preservativo. No, ragazzi, non è la stessa cosa. Credo che quello che si è inventato la risposta “è la natura dell'omo” avrebbe dovuto brevettare la sua gag, che ne so, farne un marchio di fabbrica, inventarsi un modo di far comparire un olografico ®™ ogni volta che qualcuno pronuncia quelle magiche paroline, così almeno ci avrebbe guadagnato qualche soldino oltre che punti miseria.
Voglio ribadire che mi piace davvero parlare con voi quando siamo amici. Però l'aspetto negativo di questo tipo di rapporto è che molte volte trovo conferma ai miei dubbi sulla vostra utilità. La vostra sincerità è disarmante, ma a volte davvero avvilente.

venerdì 11 febbraio 2011

mannaggiallam..

Tira più un pelo di figa o un pelo di cazzo?Quante minchiate facciamo correndo dietro a un sogno. Ha! Quante aspettative, quante stronzate al di fuori della nostra portata. Ci incasiniamo per anni solo per un'idea. Quanto scriviamo, quanto speriamo, quanto sospiriamo. Per niente. Ah, e passiamo serate a letto da soli a immaginarci come potrebbe essere sapendo benissimo che non sarà mai. Creandoci castelli in aria di 93 piani senza ascensori, e arriviamo al ventesimo piano già stanchi di far scale e allora andiamo con gli sbarbini. Grossi problemi. Problemi per il cazzo. ah. Baby'got the bends. Che cazzo vorrà mai dire. M porco giuda tu e i cicchetti che avevo smesso. Avevo detto che era tanto che non piangevo ma lo sapevo che avrei ceduto. Maledetto cestello. Maledetta lavatrice. Maledetta mattinata a puttane. Maledetto piccì, maledetti numeri. Lasciatemi in pace!maledetta me e i peli. Peli in generale. Se tutti la smettessimo di ragionare in base ai peli quanti problemi in meno. Ma ci pensate?tanti, tantissimi problemi in meno. Lasciatemi in pace. Non voglio fare pausa, non voglio uscire con te, non voglio pranzare con te e bere il caffè con te perchè passerei la vita volentieri con te e non va bene. Passerei la vita con chiunque. Mi scoppiano le mani ma non posso dirlo a nessuno. Più fa caldo e più peggioro. Baby's got the bends. Boh. Che esplosioni di chitarre. Marco sta male ed è a udine, che città di merda. I friulani sono strani hanno gli accenti storti e pretendono di essere capiti. Pretendono di zittire la gente solo perchè dicono “bagnaròla”. Scambio energie per affetto. Scambio energie per affetto. Inciampo sui nasi e cado negli occhi. Ma perchè partite tutti?perchè partite tutti senza di me e non tornate mai? E perchè tornate quando non è il caso?perchè non posso parlare con nessuno di quello che mi capita?perchè non posso fare click e rendere tutto pià facile?perche bevo il giovedì sera?perchè scrivo queste cose?per pubblicarle. Perchè?per leggerle fra tre anni e pensare che ero stupida e scrivevo solo per essere letta. Se fossi me stessa risolverei un sacco di problemi. O forse ne creerei tanti altri. Non mi piaci perchè hai la pancia. Mi piaci perchè hai il naso grande da inciampare. Ommioddio aiuto. Tatatatatatatatatatatatata xm a nessuno piace. Baby's got the bends. Ho sognato che finiva il mondo e i sigur ros ci salvavano. I sigur ros, volendo, non sono tristi. Riparte la canzone. Baby's got the bends repeat. Repeat. Repeat. Sempre la stessa storia. Perchè , perchè passiamo il tempo a cazzeggiare e io non concludo niente. Che bello scrivere. Cosa vorrà mai dire laurearsi. Mese più mese meno. Non cambia niente. La mia crescita è parallela. Viaggia su binari diversi. Ehehe. Solo pochi possono capire. La realtà è quella che tu fai. È colpa mia se il cestello si è aperto. È colpa mia se ieri sera non sono riuscita ad addormentarmi . Devo solo esorcizzarti. Esorcizzarla. Capirmi. Mm forse vomitare. Aaah tu sei amica sua. Le foto il piccì le foto. Baby's got the bends. We don't have any real friends. Marco. Ma lascia perdere. Sei a un livello superiore. Sei proprio oltre. Ma lascia stare proprio. Dove andremo a finire di sto passo. Sovvertendo l'ordine naturale delle cose ci ritroviamo a quattrocchi e a quattro mani e dobbiamo vincere l'imbarazzo di trovarci nudi in una stanza da soli. Tutti. Tutti voi che leggete. Nudi con me a quattro mani. Cosa aspettate. Perchè non possiamo. Perchè no. Dove sta scritto. Perchè no. Se avessi abbastanza braccia vi abbraccerei tutti cazzo. Nudi corpo contro corpo invadendo spazi e sincronizzando respiri. Sono passati talmente tanti anni che mi sento vecchia. Quanto tempo è che non passo ore e ore nuda sottovento. Non ci sarebbe niente di male. Le scimmie stanno nude,nude col pelo, perchè noi no?baby's got the bends. Domenica mattina nudi, è tutto ciò che chiedo. Non so neanche che tipo di sapore abbia una cosa del genere. Non me lo riesco nemmeno a immaginare eppure so che è una delle cose che più desidero al momento. Calore umano. Non mi ricordo più nemmeno come funzioni. Quante PUTTANATE ho fatto nel ricordo di ciò che ho vissuto da stupida, mamma mia che stupida eppure ero solo piccola. Pillo, pillo cazzo dai. Dai. DAI!!! Mi esplode il cuore mi esplodono le mani. Starei sveglia fino a domani se qualcuno fosse qui sotto le mie mani ad ascoltare quello che ho da dire all'universo. Baby's got the bends. Oh no. We don't have any real friens. Oh nono. Sono le due. Domani non mi sveglio presto. Il massimo che potrei fare è fare esplodere qualcosa che funzioni con la corrente. Ma cosa mi succede. Quanto tempo sto buttando via. We don't have any real friends. Enrico porco il tuo dio. Madonna mia. Quanto tempo buttato via. Sabbia nei sandali d'inverno cesena e posadas. Oh, posadas. Non riesco a pulirmi le scarpe. Ho lasciato perdere. Il rosso non viene via, fango fino alle ginocchia. Non viene via dagli scarponi dai pantaloni e da me. Aiuto. Aiutatemi. Smettetela di ubriacarmi e fatemi ragionare. Cosa devo fare?dove devo andare?che ci faccio qui?datemi una risposta . Scegliete una domanda a caso e rispondetemi. Rispondete mi davvero. Io vi amo.
A MA TE MI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


giovedì 21 ottobre 2010

giorni un cui ci si perde di vista

ATTENZIONE: questo post è stato rimosso perchè l'altra notte ho sognato che aprivo il blog e questo testo spariva. quindi voglio assecondare il mio subconscio e auspicare periodi migliori. anche perchè sennò che minchia lo leggo a fare jodorowsky?
Il mio ricordo su Posadas però lo voglio lasciare.




Allora: mi ricordo questo, il pullman per andare da buenos aires a posadas. Non so in base a quale ragionamento idiota ho scelto di prendere quello più economico, quello che prendevano tutti gli immigrati del paraguay per varcare il confine e tornare in patria. Così mi sono ritrovata ad essere l'unica bianca su tutto il bus a due piani. Mi ricordo quando è sorto il sole e mi ricordo anche cosa stavo ascoltando. Mi ricordo che guardavo fuori dal finestrino e finalmente riuscivo a vedere qualcosa che davvero non avevo visto prima. Non aveva niente a che vedere con buenos aires. E non erano le baracche, ma erano case e gente estremamente diversa da me e dai porteni. Mano a mano che mi avvicinavo a posadas cambiavano la prospettiva e i soggetti. Cambiava la vegetazione e la terra, che diventava via via sempre più rossa, tipo color ruggine e al contempo la pelle della gente. I visi erano più larghi e i capelli più scuri, gli occhi più a mandorla e il sorriso più largo, e finalmente potevo vedere lunghe file di persone che aspettava il bus bevendo mate. Tutti, TUTTI bevevano mate camminando per strada. Era la loro colazione, erano le sei del mattino. Con poca fantasia ho immaginato che stessero andando a lavorare. C'erano anche dei bambini che andavano a prendere il bus per andare a scuola.Ricordo che non volevo più scendere dal bus. Avrei desiderato che quel viaggio durasse giorni.Alla stazione di posadas mi aspettava don emilio, che ha provato a sollevare la mia valigia per aiutarmi, inutilmente.Enrico mi ha portato all'hogar san francisco. Dopo un breve giro di presentazioni mi ha consigliato di farmi una doccia e di riposarmi un po'. Ho denigrato l'invito. Dopo mezz'ora dormivo di brutto.
E un paio d'ore prima di crollare ascoltavo questo:





lunedì 27 settembre 2010

giorni di merda

In questi giorni nulla va come dovrebbe andare e in ogni caso non so come dovrebbero andare ergo non so che cazzo fare per far andare meglio le cose.Ma quando dico che le cose vanno male, intendo dire che vanno che sembra proprio un film!Allora, per esempio, domenica scorsa mi hanno “licenziata”. Che figata. Ma fin qui potrebbe risultare ancora tutto troppo normale, infatti credo sia meglio raccontare com'è andata l'intera domenica.E per far questo non scriverò in prima persona ma dirigendomi a un tu ipotetico solo perchè fa figo.
Allora.
Stai passando dei giorni un cui fai fatica ad alzarti dal letto. Non fai nulla, non senti nessuno, non leggi, non scrivi, non parli, fai fatica a mangiare. Tutto ciò che desideri è rimanere a letto in pigiama e questa è una delle poche cose che riesci a fare. Ci riesci così bene da far preoccupare tua madre, tanto da riuscire a farle dire con una pronuncia inaspettatamente impeccabile “ce l'hai con me perchè sono così?”. A quel punto ti rendi conto che devi fare qualcosa. Guardi la finestra della tua stanza e guardi la porta: devi scegliere da quale uscire. Per questa volta scegli la porta e decidi di prendere anche la macchina. Siccome hai benzina da sprecare, decidi di andare a trovare il compagno di merende in montagna perchè sai che quando stai così hai bisogno di una bucolica via d'uscita. Un pomeriggio in mezzo al verde a canticchiar scoregge ti fa bene. Ti rilassi e abbastanza serena ti dirigi verso noventa padovana dove andrai a lavorare per la penultima volta ma ancora non lo sai. Rischi più volte di addormentarti durante il tragitto fregona-noventa ma riesci ad uscire indenne dall'autostrada.Arrivi a noventa, lavori abbastanza tranquilla ma a fine serata, all'ora di fare i conti, el paron, quello che sai già essere uno dei peggiori paroni che tu abbia mai avuto, gestore del locale più triste dove tu abbia lavorato e, inoltre, filofascista e interista represso, ti dice: ale bisogna che ti trovi un altro lavoro. Li per lì sei triste, cerchi di trasmettere un sentimento di “ecco, e adesso come farò?mi prostituirò” ma dentro di te ridi, perchè quel posto ti faceva schifo e inoltre, sei ben consapevole del fatto che non soltanto te l'aspettavi, ma un po' lo speravi e da una parte avevi già il culo parato. In ogni caso resti un pochino balbuziente. Un po' seccata prendi i soldi della paga della settimana e te ne vai.Sali in macchina con il tremasso, anche perchè devi uscire con un tipo. Non lo fai da qualche secolo, ma più che altro a te sembra così. Lo chiami per dire che stai arrivando e che hai tardato perchè ovviamente 4 degli 8 coperti che il ristorante ha fatto durante tutta la serata sono arrivati alle 21.15. parti, stai concludendo la telefonata. In quello ti affianca una macchina scura a tutta velocità. Dallo spavento hai un piccolo rigurgito di pizza. Guardi chi è. Sono gli sbirri. Non sai perchè e te lo chiedi tutt'ora, ma pensi “ah ok, son quelli che vengono di solito a bere il caffè, han trovato chiuso e ora MI AFFIANCANO PERCHE' MI VOGLIONO SALUTARE “AHAHAH mongoloide. Abbassi il finestrino e non riconosci i due in divisa che invece di salutarti ti urlano SIGNORINAAAAAA LEI CI STA PRENDENDO PER IL CULO!!!!!ovviamente con un accento lievemente terun che incute timore. Metti giù il telefono e ingoi i pezzettini di mozzarella che ti son tornati su.Dentro di te ridi, ma ridi tantissimo, perchè pensi che è giusto che la tua domenica si stia concludendo così e mentre cerchi il libretto di circolazione in mezzo a foglietti del parcheggio, carte di caramelle cidì fotocopie di cartine stradali e qualche cadavere, pensi “ma forse che è meglio che stasera vada a casa visto come sta andando sta giornata”.Consegni patente e libretto ai due simpaticoni senza neanche dire una parola ma apri bocca alla domanda “signorì, perchè stava al telefono?” rispondi “perchè mi hanno licenziata” ovviamente. In quel momento ti rendi davvero conto della drammaticità della situazione: ciò che hai appena detto sembra una palla colossale, chissà quante altre volte si sono sentiti dire cose così. Ti chiedono “perchè ti hanno licenziata” vorresti rispondere “perchè ci stavamo sui coglioni” ma devi dire che “veniva poca gente” e aggiungi e lo fai davvero“perchè non venite mai a mangiare qua? Eh? Che si mangia bene” ahahah tanto ormai. ti trema il labbro, ti viene da piangere dal nervoso e dal fastidio che ti dai. I due ragazzotti ti lanciano uno sguardo che significa un misto tra “signorì, ci facciamo un giro”, “signorì, lei si che mi fa pena” e “signorì, ci stiamo prendendo rispettivamente per il culo ma io sono anche pagato per farlo mentre lei è appena stata licenziata, ahahah sfigata”.Tutto si conclude per il meglio, cioè non ti fanno la multa e ti lasciano andare intimandoti però di metterti la cintura e facendoti giurare di non farlo mai più.Risali in macchina e sei tormentata dal dubbio se andare o non andare dal tipo. Da una parte pensi che sei così cretina che ti meriti di andare a casa a letto diretta coi calcagni pa da drio. Dall'altra pensi che hai due becks in borsa (che per fortuna gli sbirri non hanno visto) e che forse hai bisogno di rilassarti un pochino. Parti, fai 300 metri e senti un grande tonfo dietro di te. Guardi lo specchietto. Un pacchettino nero rotola sulla strada. In quello hai un flash e ti ritornano su anche i porcini della pizza. Quattro frecce. Accosti. Corri in mezzo alla strada.
Il portafogli.
Il portafogli era sul tettuccio.
Il portafogli aveva dentro i soldi della settimana.
Comunque lo recuperi e torni in macchina guardandoti attorno e cercando delle telecamere sperando che qualcuno salti fuori dalle aiuole di noventa padovana gridando “va tranquia vecia, xè pa scherso”.Ma non succede. Così con un entusiasmo che potrebbe far resuscitare raimondo e sandra so na bota soea vai a padova a cercare di risollevare le sorti della giornata.







Si si ok, le sorti si risollevano, però posso passare direttamente al giorno dopo?
ok.
la mattina dopo vai a farti le analisi del sangue perchè dopo lo schittone argentino credi sia meglio monitorare lo stato della tua salute. Poi, visto che ci sei, fai un salto all'ufficio di collocamento. Lì, scopri di essere assunta. Dove? Ma a noventa! E tu, lo sapevi?ma chi, io?mi no eh, firmà gnente mi. No davvero, non hai mai firmato niente ma sopratutto, sei stata licenziata il giorno prima! Ti chiedi come sia possibile e con un fastidio che ti fa tornare su anche il pranzo di pasqua di otto anni fa vai a casa ben decisa a chiamare quell'imbediota del titolare per chiarire la situazione.Ma prima, cosa che non hai voluto fare prima, controlli che nel portafogli ci sia dentro tutto. C'è tutto, e ci sono anche 400 euro in più sulla tua busta paga. Q u a t t r o c e n t o bombe in più.
Ti siedi sul letto e rifletti su cosa fare.









Rifletti, e pensi che non è il caso di andare in cerca di una denuncia per furto e chiami il candidato al nobel per la logica per avvertirlo che sei una sua dipendente e che ti ha regalato 400 euro.Sto giro il balbuziente è lui, cretino.


Sì,ho scritto giusto, ho riconsegnato i soldi. Ma non temete, state tranquilli, non sono cretina proprio fino all'ultimo. Vi racconterò, ma in un'altra sede.
Bene, ora invece sto facendo gli extra in un hotel 4 stelle a mestre. È tutta un' altra storia.
E la tesi?Ah beh, la tesi.


giovedì 19 agosto 2010

ho bisogno di un altro sogno per svegliarmi da quest'incubo

domenica 21 marzo 2010

rise!

dio mio, qualcuno faccia in modo che duri qualche altro giorno!
sto per addormentarmi serena!cosa succede?
non piove!non nevica!non c'è vento!è una serata tiepida, per strada nessuno mi ha inseguito e la mia più grande preoccupazione ora è svegliarmi in orario domattina!
e attenzione!pieno di luna, domani è quel giorno lì e nessuna sidrome pre!
posso sbilanciarmi?posso osare?
tiè!

martedì 10 novembre 2009

Quella sera scrisse la lezione sulla Chiesa della Ragione, che a differenza dei suoi soliti appunti sbrigativi era molto lunga e sviluppata con grande cura.
Citava, per cominciare, l'articolo di un giornale a proposito della facciata di una chiesa di campagna cui era stata affissa l'insegna luminosa di una marca di birra. L'edificio era stato venduto ed era stato trasformato in un bar. Qualcuno si era lamentato con le autorità ecclesiastiche, e il prete incaricato di rispondere alle critiche si era mostrato piuttosto irritato. Ai suoi occhi, l'episodio rivelava quanto fosse grande l'ignoranza a proposito di cosa fosse veramente una chiesa. S'immaginavano forse i fedeli che una chiesa consistesse in assi, mattoni e vetrate? Sotto le spoglie della devozione si celava qui un esempio di quel materialismo che la Chiesa combatte tanto. L'edificio era stato sconsacrato e quindi il problema non sussisteva.
Fedro disse che la stessa confusione esisteva a proposito dell' Università. L'Università vera non è un oggetto materiale. Non è un insieme di edifici che può essere difeso dalla polizia. Fedro spiegò che quando un College perde il riconoscimento accademico nessuno viene a chiudere la scuola, non ci sono sanzioni legali ne' multe, ne' condanne. Le lezioni non s'interrompono. Tutto continua esattamente come prima. La vera Università si limiterebbe a dichiarare che questo posto non è più "consacrato". La vera Università svanirebbe da quel luogo, lasciandosi dietro soltanto libri e mattoni: la sua mera manifestazione materiale.
Questi concetti dovettero risultare piuttosto strani agli studenti, e immagino che Fedro abbia dovuto aspettare a lungo che le sue idee facessero presa, per poi dover aspettare ancora prima che gli chiedessero: "Cosa pensa che sia la vera Università?".
I suoi appunti rispondono alla domanda così:

La vera Università non ha un'ubicazione specifica. Non ha possedimenti, non paga stipendi e non riceve contributi materiali. La vera Università è una condizione mentale. E' quella grande eredità del pensiero razionale che ci è stata tramandata attraverso i secoli e che non esiste in alcun luogo specifico; viene rinnovata attraverso i secoli da un corpo di adepti tradizionalmente insigniti del titolo di professori, ma nemmeno questo titolo di fa parte della vera Università. Essa è il corpo della ragione stessa che si perpetua.
Oltre a questa condizine mentale, la "ragione", c'è un'entità legale che disgraziatamente porta lo stesso nome ma è tutt'altra cosa. Si tratta di una società che non ha scopi di lucro, di un ente statale con un indirizzo specifico che ha dei possedimenti, paga stipendi, riceve contributi materiali e di conseguenza può subire pressioni dall'esterno.
(...)
La gente che non riesce a vedere questa differenza, disse Fedro, e crede che il controllo degli edifici della Chiesa implichi il controllo della Chiesa stessa, considera i professori semplici impiegati della seconda Università, che dovrebbero rinunciare alla ragione a comando e ricevere ordini senza discuterli, come fanno gli impiegati delle altre aziende.
(...)
Il fine ultimo della Chiesa della Ragione, disse Fedro, è rimasto quello socratico della verità nelle sue forme eternamente mutevoli, una verità che ci viene rivelata dai processi razionali. Tutto il resto è subordinato a questa ricerca. Normalmente questo fine non è in conflitto con quello che si propone la sede legale dell'Università, e cioè di migliorare lo spirito civico, ma talvolta sorgono dei conflitti (...)
E il conflitto sorge quando amministratori e legislatori che hanno dedicato tempo e denaro alla sede dell' Università maturano convizioni opposte a quelle espresse dai professori. Allora possono far pressione sull'amministrazione, e minacciare il taglio dei fondi.

IL FINE ULTIMO DEI PROFESSORI, PERO', NON E' MAI QUELLO DI SERVIRE PRIORITARIAMENTE LA COMUNITA', MA DI METTERE LA RAGIONE AL SERVIZIO DELLA VERITA'.

Robert M. Pirsig: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, pagg 149 151, Adelphi 2009


giovedì 15 ottobre 2009

tempo fa

è già passato quasi un anno.
non so più niente, non voglio più sapere niente.
invece forse vorrei ma mi tappo le orecchie.




mercoledì 8 aprile 2009

Convivenza

Anche questa mattina, come tutte le mattine da un anno a questa parte, ho aperto gli occhi e ho incrociato i suoi. Anche questa mattina, come ogni mattina, lei era lì con me, stesa sul mio letto sotto le mie lenzuola, la guancia sinistra sul mio cuscino. Mi ha guardata e come se niente fosse mi ha detto “buongiorno!”. Mi ha fatto subito venire il malditesta. Abbiamo fatto colazione assieme, con il succo d’arancia i biscotti il drenante e i fermenti, ma lei si è lamentata del fatto che il succo d’arancia non sapesse abbastanza di arancia. Se sapesse quanto bene fa la vitamina c.
Dopo colazione siamo rimaste sedute un po’ a tavola, senza dirci nulla. Chissà se c’era qualcun altro a casa. Se c’era qualcuno probabilmente dormiva. Non ci guardavamo nemmeno, ho acceso la tv, probabilmente mi son sintonizzata su qualche programma del cazzo del lunedì mattina, sinceramente non mi ricordo. Volevo alzarmi, andare a lavarmi la faccia e vestirmi, ma lei, con la sua solita irritante, tediosa, snervante pigrizia, ha preferito rimanere seduta a tavola almeno un’altra mezz’ora. Cosa dovevo fare, sono rimasta con lei, in silenzio. Poi finalmente ha deciso, lei, che era ora di attivarsi e mi ha accompagnata in bagno. Può sembrare incredibile ma pure lei fa la cacca.
Bagno vestiti check veloce su internet e di corsa a lezione. Ero in ritardo perché ho dovuto aspettare che lei scegliesse cosa mettersi e con che trucco mimetizzarsi le espressioni. Sono arrivata a lezione con 15 minuti di ritardo, ma la prof non mi ha nemmeno notata entrare in aula. Lei si è seduta accanto a me e mentre io cercavo di prendere appunti lei mi parlava all’orecchio delle sue stronzate, delle sue paranoie e delle sue fisime da adolescente, due palle. Durante la pausa sono andata a mangiare con i miei compagni di corso, è venuta anche lei. Ovviamente non ha rivolto la parola a nessuno. Ma del resto, nessuno l’ha rivolta a lei. Dopo un’altra ora e mezza di lezione siamo tornate a casa. Ci siamo sedute sul divano e assieme abbiamo fissato il vuoto. Anzi, il bianco del muro e assieme, ci siamo chieste come avremmo potuto fare per salvare il mondo. Siccome non siamo riuscite a trovare una risposta nel giro di 5minuti, ci siamo fumate una sigaretta e abbiamo bevuto un’altra spremuta d’arancia. Per fortuna quella sera avevamo allenamento, altrimenti ci saremmo dovute votare a qualche santo che facesse finire la giornata nel più breve tempo possibile e nel più indolore dei modi. Con una piada sullo stomaco siamo salite (di corsa) sul 27 diretto verso l’autostazione.
Ero in anticipo, come sempre, e luomodelkungfuchefagliaddominali ci ha salutate. Ma credo di piacergli di più io. Siccome lei è la regina del girone degli accidiosi, non fa allenamento con me. Mi accompagna in palestra ma mi aspetta fuori e mi guarda dalla porta. Almeno durante quell’ora riesco a togliermela dalle palle.
Solitamente mi accompagna pure dove lavoro, viene con me ma non timbra il cartellino. Mi fa compagnia tra un culo e l’altro ma quando la gente sorride lei fa uno sguardo indispettito e fa finta di non vedere. Davvero, giuro che non la sopporto quando fa così. Anche perché non capisco per quale motivo lei voglia venire con me quando devo andare a lavorare se poi si deve annoiare e lamentarsi. Resta lì a fissarmi mentre lavoro, qualsiasi turno faccia lei insiste per accompagnarmi e io stronza non riesco a dirle di no. Poi mi fa ritardare perché ha sempre qualche cazzata da raccontarmi e io per non farla stare male l’ascolto.
Dicevo.
Dopo allenamento siamo tornate a casa e abbiamo cenato mangiando qualche porcheria che ci è rimasta sullo stomaco e si è agitata come un maiale che si rende conto del suo destino prima di essere macellato.
Doccia. Le ho lavato la schiena e i capelli, dopodiché le ho cosparso il corpo di crema idratante. Non le piace il suo corpo, il seno piccolo e il culo morbido e tondo. Ho provato un sacco di volte a convincerla di non essere poi così cesso, ma non mi crede mai, si mette davanti allo specchio e fa mille facce, controlla pancia e fianchi e si deprime.
Siamo andate di corsa a letto perché eravamo sfinite. Si, nonostante tutto, pure lei sfinita. Vabè.
Volevo leggere qualche pagina prima di addormentarmi ma lei mi voleva parlare. Quando comincia un discorso io…sono come mossa da istinti omicidi dei più truci, vorrei prenderla per il collo e premere quelle vene così forte da farle sputare gli occhi dalle orbite. Non capisce che io non voglio starla a sentire, non mi interessa quello che ha da dirmi perché quello che lei mi vuole a tutti i costi raccontare sono le cose che abbiamo fatto assieme durante la giornata quindi LE SO GIA’, non ho bisogno di farmele ripetere prima di addormentarmi perché sì, è noiosa, ma non mi fa addormentare,lei mi INNERVOSISCE.
Credo che prenderò provvedimenti.
Quando sono venuta a Bologna volevo una camera singola ma dentro ci ho trovato lei. Le devo parlare, le devo spiegare che questa convivenza deve finire entro breve, si deve trovare un’altra sistemazione al più presto. Sono pure disposta ad aiutarla purchè si levi dai coglioni immediatamente.
Comunque credo che capirà, nonostante si sia molto attaccata a me (morbosamente attaccata a me). Sa bene di non stare simpatica ai più. Non è simpatica a me, agli altri inquilini e ai miei amici, lei non va d’accordo con nessuno. Non ha mai nulla di interessante da dire e quando siamo a cena con amici lei non dice una parola, fa parlare sempre me ma a volte mi esaurisco anche io e taccio.
E’ che si è posta male fin dal principio.
Un po’ la compatisco, lo ammetto.
Però in ogni caso è giunta l’ora che se ne vada.




gold coast gardeners
gold coast gardeners Counter

mercoledì 7 gennaio 2009

io

solo
sto aspettando
che te ne vada
le mie porte sono sempre state aperte



gold coast gardeners
gold coast gardeners Counter

venerdì 2 gennaio 2009

5 noviembre 2008

Ando sola bajo la lluvia, mis pies estàn mojados y pisotean hojas podridas y barro derretido. Mis hombros, como goteras, dejan caer gotas y làgrimas, pero indistintas, detràs mi espalda.
De volver a casa, ni hablar. Solo andar, andar mojada, andar bajo la lluvia, andar acabando dentro charcos negros hasta las rodillias. Voy escuchando a un gato que me aconseja llevarle al mar, para ense
ñarle como soy. Pero la playa parece quedar demasiado distante. El ùnico agua que me rodea està limpiandome las suelas de todo el sucio que tengo acumulado por haber recorrido demasiados caminos sin saber adonde iba.




martedì 30 dicembre 2008

Avere brutti piedi

Ho dei brutti piedi, me l'ha sempre detto mia mamma.
Me l'hanno sempre detto tutti, che i miei piedi sono brutti.
Che sono cicciotti e che sono grandi. Che fanno ridere, che sono ridicoli, che sono palmati.
I miei piedi stanno male nelle scarpe, non ci entrano, ci stanno scomodi. Qualsiasi tipo di calzatura è causa di dolori e sofferenze inenarrabili, la mia pianta è troppo larga per potersi adattare alle suole comuni. Mi servono scarpe larghe, scarpe da ginnastica e punte arrotondate. Suole morbide e accoglienti, avvolgenti e accomodanti, altrimenti mi risulta impossibile percorrere la benché minima distanza.
Mia madre ha sempre avuto la sua idea, sulla cosa. Secondo lei avrei dovuto portare scarpe da donna, non per forza quelle con la punta lunga, ma semplicemente scarpe da donna, con la pianta un po' stretta, affusolata e femminile. Così, secondo lei, avrei potuto modellare la forma dei miei piedi e renderli più graziosi.
Io ci ho provato tante volte, ma il numero delle vesciche che mi sono venute su talloni e dita, è direttamente proporzionale alla cifra di denaro che ho letteralmente buttato al vento per acquistare scarpe da donna.
E poi mi son sempre chiesta perché mai mi sarei dovuta torturare costringendo i miei piedini dentro a scarpe scomode e brutte, loro sono fatti così, sono le scarpe che si devono adattare.
Non sono i miei piedi che sono ostili, sono le scarpe che sono stronze.






gold coast gardeners
gold coast gardeners Counter